Parole impossibili da tradurre che esprimono una gran voglia di viaggiare

Il mondo è un luogo meraviglioso, e lo è principalmente grazie agli esseri viventi e le persone che lo popolano. Per quanto muri, confini e culture diverse ci separino, ognuno di noi è più simile all’altro di quanto immaginiamo. Dove la parola non riesce a legarci e ci rende stranieri, piccoli gesti ed emozioni sanno coprire le distanze. Nonostante comunichiamo con lingue diverse, le emozioni che proviamo sono comuni a tutti. La bellezza della diversità è proprio questa: esistono espressioni e modi di dire, parole impossibili da tradurre, che sono però in grado di avvicinarci l’un l’altro, esprimendo e dando nome a sensazioni che, quasi per certo, ciascuno di noi ha provato almeno una volta.
Per questo motivo ho deciso di raccogliere alcune di queste parole intraducibili, condividendo i termini che, da amante dei viaggi, descrivono maggiormente le sensazioni provate alla scoperta del mondo e delle sue sfumature meravigliose.
Wanderlust

Wanderlust (si pronuncia vandelust) è forse la più comune e conosciuta tra le parole intraducibili legate al viaggio; e non mi sorprende visto il suo magnifico significato. Il termine Wanderlust racchiude in un solo vocabolo il desiderio irrefrenabile di viaggiare, di fare nuove esperienze, di vedere posti sconosciuti e di entrare in contatto con culture straniere. Deriva dall’accoppiamento dei termini “wanden” (girovagare) e “lust” (ossessione). Gli stessi psicologi parlano di una Sindrome di Wanderlust, spesso chiamata come “malattia del viaggiatore”. Volete scoprire se ne siete affetti?
Eleutheromania

Eleutheromania (eiferomania) deriva dal greco antico eleutheria, termine che significa libertà. Nella mitologia greca il nominativo Eleutherios, ovvero liberatore, viene attribuito a Dioniso, dio del vino e degli eccessi, proprio in virtù della sua capacità di scogliere ogni freno inibitore. Da questi termini deriva la parola Eleutheromania, un forte desiderio di libertà, di sentirsi senza vincoli e apprezzati per quello che si è, tanto irrefrenabile da essere quasi un’ossessione. Questa parola senza traduzione è stata ripresa dall’inglese moderno per indicare una persona colta con un irresistibile desiderio di viaggiare.
Mono no ware

Mono no ware (mo-no-no-are) è un concetto chiave della sensibilità estetica giapponese e può essere quindi tradotto come “sensibilità delle cose”, una forma di empatia nei confronti di queste. Comparso agli albori della cultura nipponica, Mono no ware stabilisce il concetto di qualcosa che è bello perché destinato inesorabilmente a scomparire. Può essere quindi inteso come un misto di sensazioni, di meraviglia e di tristezza, che si prova di fronte a una bellezza temporanea, come i fiori di ciliegio. É una nostalgia legata al continuo mutamento e all’accettazione del fatto che nulla dura in eterno.
Mono no ware (o mono no aware) è un concetto ricco e profondo, che mi ha dato molti spunti riflessivi sulla bellezza del viaggio e sull’accettazione dello scorrere del tempo.
Craic

La parola Craic (krak) deriva dal gaelico ed è un termine comune tra gli irlandesi autoctoni. La parola in sé si può tradurre come la continua ricerca del momento giusto; che sia passato da solo o in compagnia di amici e familiari. Questa è la definizione di craic: uno stile di vita atto a prendere le distanze dai preconcetti e saper riconoscere la bellezza del momento, quando lo si vive, per godere di belle esperienze e viverle al meglio. Un bel messaggio racchiuso una sola parola. Dovremmo cercare tutti il nostro craic in ogni giorno.
Voorpret

Voorpret (voor-pret) si potrebbe tradurre in due modi: anticipazione, o attesa del piacere. Questo termine olandese riassume perfettamente il concetto “l’attesa del piacere è essa stessa piacere” (Lessing). Voorpret descrive perfettamente il misto d’ansia ed eccitazione che precede un evento particolarmente felice: l’attesa di partire per un viaggio, di incontrare qualcuno o di fare un’esperienza nuova.
Saudade

Saudade (saudagi) è una delle parole intraducibili più belle al mondo e indica una forte nostalgia. Questa può riguardare un luogo visitato o mai raggiunto prima, un momento vissuto o atteso, o una persona vicina o mai conosciuta. Si tratta di una delle parole portoghesi maggiormente utilizzate, ma tra le più difficili da tradurre. Il concetto, spesso riconducibile alla malinconia, raggiunge il massimo dell’espressione quando è accoppiato alla musica, specialmente al fado, un tipo di canto atto a descrivere e far affiorare questo stato d’animo.
Dépaysement

Dépaysement (depeismon) è un termine utilizzato frequentemente dai francesi. Non esiste una traduzione letteraria per definirlo; può essere interpretato come un “cambio di scenario” o l’atto di “espatriare”, ma è in realtà quella sensazione di adrenalina che si prova quando ci si trova in un contesto inedito. Noi viaggiatori la conosciamo bene: è quel groppo allo stomaco che sentiamo quando incontriamo qualcosa di nuovo come una persona, uno stile di vita, un paesaggio, in grado di fornirci nuove prospettive in grado di mettere in discussioni le nostre abitudini e le nostre certezze, mostrandoci una realtà che prima non avevamo considerato.
Fernweh

Fernweh (fern-ve) è una parola tedesca per descrivere la nostalgia per tutti i luoghi dove non si è mai stati. É una sensazione comune tra noi viaggiatori, tra quelli che vivono il forte desiderio e la curiosità di vedere tutto ciò che nasconde il mondo. Racconta la voglia viscerale di andarsene, di partire alla scoperta di tutto ciò che è sconosciuto.
Shinrin-yoku

Shinrin-yoku (signin-yoku) è una delle parole intraducibili che preferisco. Indica l’abitudine di fare un “bagno nella foresta”, una passeggiata tra i boschi con l’obiettivo di entrare in contatto con la natura come esercizio terapeutico per il corpo e l’anima.
Hygge

Hygge (hiughe) è una parola straniera senza traduzione che si appresta bene alla cultura danese, orientata a uno stile di vita minimalista ed essenziale. Il vocabolo si può tradurre con l’ideale di “sentirsi a proprio agio”, in un’atmosfera accogliente e amichevole, sia con se stessi, che con il momento che viviamo e con il nostro stile di vita. Si applica anche ai momenti passati in compagnia degli altri, anche degli sconosciuti incontrati attorno al mondo che, per pura casualità, ci fanno sentire come a casa.
Resferb

Resferb (riesferb) è una parola svedese senza traduzione che indica quel sentimento misto, di paura e di adrenalina, che si prova prima della partenza per un viaggio.
Wabi Sabi

Wabi Sabi (wabi sabì) è un termine senza traduzione giapponese utilizzato per indicare una visione del mondo incentrata sull’accettazione dell’imperfezione delle cose. Viaggiando attorno al mondo si scopre come questo sia vario, ma inevitabilmente imperfetto. Il concetto di Wabi Sabi raccoglie un insegnamento molto lungo da apprendere e accettare, descrivendo un’ideale di bellezza imperfetta, transitoria e mai completa.
Serendipity

Serendipity (serendipiti) è vocabolo inglese, oramai poco utilizzato, che indica la fortuna di fare piacevoli e inattese scoperte, quelle che ritengo le parti migliori di ogni viaggio.
Koselig

Koselig (koslì) è un termine norvegese utilizzato per indicare l’apprezzamento dei valori semplici della vita, come trascorrere del tempo con gli amici, mangiare un buon pasto o rilassarsi davanti al fuoco. La parola Koselig esprime la piacevole sensazione di appagamento trasmessa da un’atmosfera di calore, di comfort e di relax.
Livsnjutare

Livsnjutare (livsgnutàre) fa parte del vocabolario svedese e indica una persona che ama la vita e la vive appieno. Godersi la vita è difficile e stressante se non siamo in grado di trovare la felicità nel quotidiano. Livsnjutare è apprezzare la vita al massimo, ogni giorno, affrontando la routine con gioia e trovando sempre idee per sfuggirne. Dovremmo mettere più spesso in pratica questa parola impossibile da tradurre dallo svedese, per trasportare nel quotidiano le sensazioni positive che proviamo in viaggio.
Spero che, oltre ad incuriosirvi, questa lista di parole impossibili da tradurre vi aiuti ad avvicinare il mondo a voi, a farvi sentire cittadini di ogni paese e portarvi a capire che, alla fine, siamo tutti più simili di quanto immaginiamo.
Ci sono molti modi di vivere il viaggio. C’è chi decidere di abbracciare la vita da viaggiatore low cost, chi preferisce viverlo con agio e tranquillità e chi invece, come i nomadi digitali, che ne fanno una questione di vita.
Viaggiare è un toccasana, è una terapia per l’anima e il corpo, e sono davvero molti i motivi per cui fa bene e i benefici che possiamo trarne.
Vi auguro di conoscere tante persone simili a voi, magari non geograficamente, ma con la mente e con il cuore.